Energia nucleare dal ferro:

potrebbe rappresentare una svolta epocale la scoperta di un ricercatore abruzzese del Consiglio nazionale delle Ricerche, il professor Fabio Cardone, presentata a Chieti nell'ambito del Forum su 'Energia e ambiente, sostenibilità del sistema' che si e' svolto nell'auditorium dell'Università D'Annunzio, su iniziativa del Lions Club Chieti 'Host'.

La reazione nucleare attraverso il ferro, ha spiegato il professor Cardone, avviene con un processo ad ultrasuoni. La materia utilizzata nell'esperimento, ha poi aggiunto il ricercatore abruzzese, e' stata il cloruro di ferro.

Poche centinaia di grammi, ha detto, hanno prodotto energia nucleare equivalente a diversi chili di uranio.

Sorprendente anche l'esito della reazione nucleare: l'energia prodotta e' stata di altissima qualità e le scorie sono residui di ferro, assolutamente prive di radioattività.

Il professor Cardone ha presentato a Chieti, dopo averlo fatto qualche mese fa a Sulmona, sempre su iniziativa del Lions Club, che ha divulgato la notizia, i dati scientifici relativi all'esperimento; perché di esperimento si tratta, ha detto, finora non esiste un prototipo per la produzione su scala di questa forma di energia nucleare, ma solo strumenti di tipo scientifico. Il professor Cardone ha poi spiegato che la produzione di energia nucleare dal ferro, attraverso gli ultrasuoni, é un fenomeno presente in natura, conosciuto come 'cavitazione', nome che deriva dalle cavità notate sulle eliche dei transatlantici nelle lunghe traversate.

'Queste cavità - ha spiegato il professor Cardone, venivano generate dalla combinazione di ultrasuoni ed acqua.

E’ bastato riprodurre tutto in laboratorio - ha detto - per avere la produzione di energia nucleare pulita, senza scorie radioattive'.

 
Un esperimento tutto italiano, ha poi aggiunto il ricercatore, con tecnologia italiana e di proprietà dello Stato italiano.

 La spiegazione dell'esperimento avvenuta nell'ambito del forum del Lions Club Chieti 'Host', presieduto da Nino Germano, e' visionabile sul sito www.vides.tv sul banner 'energia ed ambiente'. E' disponibile una pubblicazione scientifica dello studio sul nucleare pulito edita dal Lions Club.

Reazioni nucleari ultrasoniche o piezonucleari.

Il futuro energetico del mondo potrebbe rivelarsi meno minaccioso di quanto si prospetti, visto che il problema d'una delle fonti energetiche pulite più diffuse, il nucleare, non è tanto nella sicurezza, che con le ultime tecnologie potrebbe anche essere risolto... ma nelle scorie radioattive, capaci di resistere nell'ambiente centinaia di migliaia di anni...! Ed, all’orizzonte, compare una soluzione anche a questo.

Ma anche per l’uranio, che è in esaurimento, sembra esserci una risposta incoraggiante…

                                             

Titoli presenti in questa pagina:

 

1) Le reazioni nucleari ultrasoniche

2) Finalmente liberi dal petrolio?

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Chi volge le spalle al sole vede solo la sua ombra...

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Scoperta una nuova energia, liberi dal petrolio grazie agli ultrasuoni

Riportiamo parti di un interessante articolo apparso sul quotidiano Libero: "Scoperta una nuova energia, liberi dal petrolio grazie agli ultrasuoni", con l' intervista ai due ricercatori italiani protagonisti della scoperta...

 

Milano, 2 Novembre 2007

Due fisici italiani, Fabio Cardone e Roberto Mignani, annunciano adesso una scoperta piena di suggestioni e di fascino.

Sarà una svolta storica? Di certo potrebbero essere clamorose le sue conseguenze in campo energetico (liberarci dalla tirannia petrolifera e dall'incubo delle scorie nucleari) e perfino in campo medico. Inoltre questa scoperta promette di ampliare la visione della relatività di Einstein e della meccanica quantistica di Bohr, insieme ad altre scoperte sulla gravità e l'elettromagnetismo contenute, con la descrizione scientifica dei loro esperimenti, nel volume dei due fisici intitolato "Deformed spacetime (Geometrizing Interactions in Four and Five Dimensions)" appena pubblicato dalla prestigiosa casa editrice tedesca Springer Verlag.

In sostanza Cardone e Mignani annunciano la scoperta di reazioni nucleari prodotte con il suono in elementi senza radioattività: immettendo ultrasuoni in varie soluzioni di acqua e sali di ferro sono stati generati neutroni misurati con rivelatori termodinamici in uso per sistemi di difesa ottenendo il 100 per cento di ripetibilità del fenomeno.

Fabio Cardone (che ha diretto gli esperimenti) è un fisico nucleare che ha svolto attività di ricerca presso il Cern di Ginevra e di insegnamento in varie università internazionali, con una montagna di pubblicazioni. Roberto Mignani è docente di fisica teorica all'Università di Roma 3 e anche lui ha al suo attivo un'ampia bibliografia.

Gli esperimenti sono stati condotti in Italia dal 2003 presso laboratori militari e civili con la collaborazione dei tecnici militari A. Aracu, A. Bellitto, F. Contalbo, P. Muraglia e dei ricercatori civili G. Cherubini, A. Petrucci, F. Rosetto, G. Spera.

Abbiamo chiesto a Cardone di spiegarci i risultati.

«Abbiamo scoperto» ci dice «reazioni nucleari causate dagli ultrasuoni all'interno di elementi naturali privi di radioattività e le abbiamo chiamate reazioni piezonucleari.

Queste reazioni permettono di liberare neutroni da elementi naturali inerti grazie all'uso di un generatore meccanico di ultrasuoni alimentato ad energia elettrica.

Inoltre queste reazioni liberano direttamente anche energia ed inducono gli elementi a cambiare natura trasmutandoli».

 

Viene in mente il mito degli antichi alchimisti che già Enrico fermi ricordò...

«Se, invece che ad elementi inerti, queste reazioni vengono applicate a piccole quantità di sostanze radioattive, queste ultime riducono la loro radioattività in tempi diecimila volte più brevi dei tempi naturali di riduzione».

Quindi si può pensare a formidabili applicazioni della scoperta in campo energetico...

«Questa scoperta può trovare ampi campi di applicazione sia realizzando il controllo e la eliminazione di sostanze radioattive indesiderate nella esistente industria nucleare per la produzione di energia, sia nella futura industria nucleare grazie al vantaggio di poter operare con sostanze non radioattive di facile reperimento e approvvigionamento».

Ci faccia capire bene. Saremo in grado di ricavare energia nucleare pulita da minerali comuni e non radioattivi?

«Sì. Questo punto è rilevante poiché permetterebbe alla industria nucleare di rendersi, in prospettiva, ragionevolmente indipendente dall'approvvigionamento di minerali radioattivi con conseguente forte riduzione della dipendenza geopolitica dalle aree di produzione. Un discorso a parte meritano le applicazioni nel campo della difesa e dello studio dei materiali, grazie alla disponibilità di macchine in grado di generare neutroni analoghe alle macchine generatrici di raggi X».

Quali sviluppi scientifici può avere la vostra ricerca?

«La ricerca condotta sulle reazioni piezonucleari ha i suoi sviluppi nell'approfondimento della sintesi dei nuclei atomici (nucleosintesi) e della lesione dei nuclei (nucleolisi), catalizzate dalla pressione degli ultrasuoni in elementi da cui non ci si attendono reazioni nucleari».

Qual è la via nuova che la vostra scoperta apre?

«La sintesi dei nuclei è analoga, ma non simile, alla fusione termonucleare che dà l'energia al sole, invece la lesione dei nuclei è analoga alla fissione che produce l'energia nelle centrali nucleari. Sin dal 1944 gli esperimenti di K. Diebner e W. Gerlach in Germania portarono a constatare che la pressione produce reazioni nucleari nelle sostanze radioattive e nelle sostanze contenenti elementi opportuni, come il deuterio dell'acqua pesante. Seguì la realizzazione dei primi ordigni nucleari ibridi a fissione-fusione, che fortunatamente non vennero usati in Europa durante il secondo conflitto mondiale».

Quegli esperimenti ebbero un seguito...

«Sì, continuarono ed hanno subìto una svolta in America dal 1992 con G. Russ e nel 2002 con R. Taleyarkhan i quali applicarono la pressione degli ultrasuoni alle sostanze usate da Diebner e Gerlach. Il naturale sviluppo è ora lo studio della applicazione della pressione ultrasonica a tutti gli elementi noti, tenendo presente che le reazioni piezonucleari non possono avvenire sempre, ma solo quando si supera una opportuna soglia di potenza degli ultrasuoni».

Quindi il suono è la "chiave" per trasformare la materia, ma deve essere calibrato alla perfezione.

«Stabilire questa soglia di potenza degli ultrasuoni per i vari elementi è il traguardo verso una gestione ed un controllo migliore e più sicuro della materia. Inoltre lo studio di questo fenomeno può essere di aiuto per comprendere come nelle stelle si producano gli elementi più pesanti del Ferro. Infatti, se attualmente è molto chiaro come a partire dall'Idrogeno primordiale la natura costruisca tutti gli elementi fino al Ferro, è meno chiaro il modo in cui dal Ferro si procede a costruire elementi sempre più pesanti fino ad arrivare all'Uranio».

Quali altre applicazioni intravede?

«Lo studio di come governare le trasmutazioni della materia prodotte da questo fenomeno può portare in medicina a metodi per la eliminazione dei tessuti dannosi nel corpo umano mediante la loro trasformazione».

Si può dunque immaginare un futuro prossimo in cui anziché intervenire chirurgicamente sul corpo si potranno trasformare tessuti nocivi in maniera incruenta. Affascinante.

Ma - per tornare al campo energetico - è stato calcolato in quanto tempo si potranno sperimentare queste nuove vie?

«Il tempo necessario perché le possibilità di applicazione nel campo energetico della scoperta delle reazioni piezonucleari diventino realtà è stato valutato da responsabili ed amministratori di aziende per l'energia sia in Italia sia in America. Comunque è un problema che resta di pertinenza del C.N.R. il quale è il proprietario dei brevetti di applicazione».

Dunque quanti anni occorreranno?

«Riguardo all'attuale industria energetica nucleare, basata sui reattori ad uranio, è stato valutato un periodo da 3 a 5 anni per realizzare il prototipo di un impianto industriale in grado di passare, nella eliminazione di sostanze radioattive, dalle attuali quantità minime degli esperimenti a quantità industriali. Per l'impianto di studio della produzione di neutroni e per quello di produzione di energia, il tempo valutato sarà maggiore, da 5 a 15 anni».

Con quali costi?

«I costi per questi impianti sono stati valutati in 100 milioni di dollari ciascuno per un totale di 300 milioni di dollari».

Può sembrare un periodo di attesa lungo...

«Sì, ma si ricordi che passarono 20 anni dalla scoperta di Fermi nel 1934 del metodo per liberare l'energia nucleare dall'uranio, prima di avere un motore a reattore nucleare che fu in grado di spingere il sottomarino Nautilus durante la navigazione sotto il Polo Nord nel 1954. Il tempo è lungo rispetto al desiderio presente di soluzioni immediate ma abbiamo il dovere di compiere questo lavoro che ormai è iniziato».

Lo dobbiamo alle generazioni future...

«E anche ai nostri padri...».

Com'è nata la prima idea di questa ricerca?

«La prima idea, che nelle sue premesse dura da circa 20 anni, è nata dal desiderio di ampliare ed estendere la teoria della relatività e la meccanica quantistica. È stata seguita l'analogia di quanto accade in teoria della relatività attorno al sole ove lo spazio non è piatto. Infatti è noto, sin dall'eclisse di sole del 1919, che la luce delle stelle gira attorno al sole curvando come una cometa, e mettendo così in evidenza sensibilmente la realtà che lo spazio attorno al sole non è piatto».

Cosa ne avete dedotto?

«Si è pensato che anche attorno al nucleo dell'atomo lo spazio non fosse piatto e questo avrebbe permesso un modo nuovo di vedere le forze nucleari e la loro azione. Viceversa, come in meccanica quantistica esiste per ogni fenomeno una quantità minima e fissata di energia che lo realizza, così si è pensato che esistesse una quantità minima e fissata di energia tale da impedire allo spazio di restare piatto».

Con quale conseguenza pratica?

«La conseguenza di tali idee ha comportato che le nuove reazioni nucleari dovute alla pressione non si realizzano sempre, ma solo quando si supera la quantità di energia fissata dalle forze di natura per impedire allo spazio di restare piatto nel corso della reazione».

In sostanza avete trovato la chiave...

«Sì. La ricerca ha portato quindi a costruire una macchina in grado di generare ultrasuoni con una potenza tale da accedere allo spazio non piatto dei nuclei ed in condizioni tali da produrre reazioni che liberassero i neutroni dei nuclei reagenti».

 

(di Antonio Socci)

Titoli raggiungibili da questa pagina:

 

a) L’energia Nucleare: la teoria

b) I filmati della conferenza

Le reazioni piezonucleri che sono state esaminate negli esperimenti si possono dividere in due grandi categorie : le reazioni ultrasoniche esotermiche e la reazioni ultrasoniche endotermiche.

Le reazioni esotermiche sono quelle che consumano energia per produrre energia e qui sorge il problema tecnico futuro di avere un bilancio positivo, il primo utile sarebbe di un rapporto di uno consumato per tre prodotto.

Le reazioni endotermiche sono quelle che consumano energia per modificare la materia, inerte o radioattiva che sia.

La prima applicazione possibile delle reazioni nucleari ultrasoniche ci viene suggerita dalle immagini che mostrano l’energia nucleare sottoforma di neutroni liberati dalle reazioni.

In particolare, l’immagine del confronto con l’energia liberata da un reattore nucleare ad Uranio in cui si vede che l’energia prodotta con gli ultrasuoni è almeno il doppio.

Nel 2007 un quinto dell’energia elettrica mondiale è prodotta con l’Uranio nelle centrali nucleari, ma secondo l’ONU è necessario avere un milione di tonnellate all’anno di minerale. Invece le miniere conosciute producono la metà, ossia mezzo milione di tonnellate all’anno di minerale di Uranio.


Peggio del petrolio che finirà, l’Uranio per ora sembra già finito.

Inoltre la dipendenza geopolitica dai paesi produttori di Uranio resta un problema simile alle altre fonti di energia, come ha dimostrato nella seconda metà del ventesimo secolo la breve guerra in Africa tra Libia e Chad per il possesso delle miniere del Tibetsi nel deserto del Sahara ricche di Uranio, guerra giustamente risolta velocemente e brutalmente dai paracadutisti della Legione Straniera francese.

Le reazioni nucleari ultrasoniche per liberare energia necessitano di sali di Ferro ed il Ferro è molto comune in natura, e questo risolve il problema della dipendenza geopolitica dai produttori delle fonti primarie.

 Inoltre gli esperimenti hanno mostrato che le reazioni nucleari ultrasoniche non producono scorie radioattive e nemmeno radioattività residua e questo risolverebbe il problema dei rifiuti pericolosi.

 
Ma quale è il modo migliore di usare questa energia liberata?

Qui, come già detto, si vede che l’energia sotto forma di neutroni è il doppio di quella di un reattore all’uranio. La prima idea sarebbe di usare direttamente questa energia per generare corrente elettrica mediante alternatori con turbine mosse dal vapore acqueo ottenuto raffreddando i neutroni.

Non è detto che questa sia la maniera più efficiente di sfruttare questo fenomeno. Un altro modo, forse migliore, di sfruttare questi neutroni e la loro energia è di usarli per scatenare reazioni nucleari secondarie in opportuni materiali, quali l’acido borico che è anche molto comune, in cui la generazione di energia venga amplificata.

In poche parole usare i neutroni delle reazioni ultrasoniche come innesco per
liberare quantità di energia sempre maggiori. Il massimo traguardo di un futuro prototipo industriale è produrre 3 chilowattora di corrente elettrica per ogni chilowattora di corrente consumata per generare gli ultrasuoni necessari alle reazioni.

Ma gli esperimenti hanno indicato un’altra sorprendente possibilità offerta dalle reazioni nucleari ultrasoniche : la distruzione delle sostanze radioattive mediante la trasformazione in sostanze inerti prive di radioattività.

E’ opportuno qui ripetere da un punto di vista delle potenzialità pratiche quanto esaminato precedentemente da un punto di vista scientifico. Sono state prese quantità minime di una sostanza radioattiva, il Torio, per sottoporla ad ultrasuoni.

Il Torio è stato scelto per la potenza e forma caratteristica delle sue radiazioni facilmente riconoscibili e fotografabili, ma anche perché è uno dei componenti delle scorie radioattive delle centrali nucleari.

Ci sono le tabelle delle analisi di vari campioni ed il risultato è stato che il Torio sottoposto agli ultrasuoni era diventato la metà, si era dimezzato, ma in 90 minuti invece che nei due anni previsti dalla legge della radioattività.

Ed ancora vi sono le foto della radiazione del Torio, evidenziata nei cerchi, che dopo l’applicazione degli ultrasuoni è divenuta la metà ma senza che vi fosse aumento di radiazione di altro genere come vuole la legge del decadimento radioattivo, di nuovo il tutto in 90 minuti invece che in due anni. Semplicemente dopo 90 minuti di ultrasuoni il Torio era divenuto la metà e la sua radioattività era divenuta la metà il tutto diecimila volte prima di quanto accade in natura.

Che cosa sia diventato il Torio è ancora oggetto di esperimenti, certamente non è decaduto per le vie naturali altrimenti vi era l’aumento di altre radiazioni che però sarebbero comunque risultate nelle lastre fotografiche.

Ovviamente il problema è ora di passare dalle quantità minime degli esperimenti alle quantità industriali e di provare anche con differenti elementi radioattivi. Ma ciò richiede esperimenti costosi e pericolosi.

Nondimeno tutto questo rappresenta la scoperta del principio che rende il fatto possibile.
L’evidenza della possibilità di trasformare velocemente la materia mediante gli ultrasuoni apre la via ad un’altra applicazione : la trasformazione delle sostanze inutili ma abbondanti in natura in sostanze utili ma rare in natura. Sarebbe come farsi a casa propria la miniera delle sostanze utili ma non presenti nel proprio territorio.

Di nuovo anche questo sarebbe un passo importante verso l’indipendenza geopolitica dell’approvvigionamento delle materie prime.

Infine consideriamo che la trasformazione ultrasonica delle sostanze non avviene sempre con qualsiasi tipo di ultrasuoni ma deve essere accuratamente e delicatamente pilotata, in pratica non è un fatto comune.


Quindi possiamo pensare anche a futuri sviluppi nella medicina trasformando le sostanze ed i tessuti dannosi per l’organismo umano in sostanze eliminabili per le vie naturali dal metabolismo del corpo umano.


Questo è un traguardo il più ambizioso di tutti in cui fondere i principi della chirurgia e della farmacologia. Ossia un processo fisico che unisce il risultato di eliminare ciò che è dannoso senza asportarlo od estirparlo dall’organismo bensì trasformandolo in qualcosa di innocuo di cui l’organismo si libera facilmente.


Ovviamente i costi per realizzare questi alti traguardi ambiziosi sono molto alti. E’ stato valutato che ciascun prototipo industriale può costare 100milioni di euro per ciascuna applicazione specifica: produzione di energia, distruzione di sostanze radioattive, trasformazione delle sostanze.

Sfortunatamente con le conoscenze acquisite negli esperimenti riassunti nel volume Deformed Spacetime e manoscritti successivi non è possibile costruire un unico prototipo polivalente e quindi più economico. Pertanto ci dobbiamo affidare al principio che, se il rischio è ragionevole, chi più rischia capitali più ricava guadagni.

Si tenga presente, a conclusione di tutto, che tutto è proprietà dello Stato Italiano,infatti la macchina è proprietà dell’Esercito Italiano ed i brevetti relativi alla macchina ed ai procedimenti sono proprietà del CNR e rimarranno riservati fino all’Aprile 2009 quando la loro consultazione diverrà pubblica.

Una possibilità resta quella di pensare una via parallela all’uso della energia nucleare convenzionale. Certo sarebbe un programma lento e a lungo termine (10, 15 anni) ma col vantaggio di essere economicamente sopportabile nel medio termine (3, 5 anni) . In poche parole si può pensare di sviluppare prima le possibilità tecniche di eliminazione delle sostanze radioattive ed applicare i risultati alla distruzione delle scorie radioattive delle centrali nucleari convenzionali.


Si potrebbe liberare così l’industria nucleare dell’energia dal suo costo principale, lo smaltimento delle scorie. Con i proventi del metodo di eliminazione delle scorie si potrebbe finanziare lo sviluppo tecnico della produzione di energia nucleare da ultrasuoni e sostanze inerti. "

Il gruppo di lavoro del prof. Cardone

Le prospettive di sfruttamento delle reazioni nucleari ultrasoniche

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